Mi sono accorto che i miei allievi dei corsi delle scuole Secondarie nella costruzione di improvvisazioni teatrali o scene non partono mai dall'emozione che vogliono creare nel pubblico.
Quando devono costruire da zero pensano alla storia, ai personaggi, al contesto a volte anche allo stile ma non partono mai dall'emozione.
Da sempre fedele al consiglio di Silvano Antonelli: "Quando quello che stai facendo non ti è chiaro domandati sempre che emozione stai celebrando", questa cosa mi ha dato da pensare.
In effetti non è strano che i ragazzi non partano dall'emozione se consideriamo che nella vita reale le emozioni sono sempre conseguenza di qualcosa che ci è accaduto.
Mi serviva una metafora per spiegare in maniera efficace questo concetto per cui ho pensato alla Teoria del regalo.
Pensate a quando ricevete un regalo, magari inaspettato e a tutte le emozioni che ne conseguono: stupore, curiosità, attesa e reazione alla scoperta del regalo. Ecco, quello è il pubblico.
Ma quando siamo noi a creare è come se fossimo noi a fare il regalo.
Da dove partiremo?
Dalla reazione che speriamo avvenga nel pubblico destinatario: dall'emozione.
Quella orienterà la scelta del regalo, la confezione e tutto il resto.
Per questo anche se sembra "innaturale" bisogna partire da lì perchè quello orienterà tutte le nostre scelte successive e ci accorgeremo che sarà più facile evitare soluzioni ovvie.
Infatti se non partiremo dall'emozione nella costruzione useremo la logica che probabilmente ci suggerirà soluzioni scontate e banali.
Che poi, chi fa teatro lo sa, a volte cose che sembrano assolutamente naturali sono frutto di un lavoro che di naturale non ha proprio nulla.
Mirko Rizzi
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