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Immagine del redattoreMirko Rizzi

Il Teatro non si ripete, il Teatro si rifà.

"Il Teatro non si ripete, il Teatro si rifá".

Questa é una di quelle frasi che mi escono quando devo spiegare un concetto complesso a dei bambini piccoli e che mi tornano buone anche per i grandi.

Di solito poi mi guardano perplessi perché per loro i termini sono simili e allora faccio l'esempio della torta.

"Quando vostra mamma vi fa una torta e non é la prima volta la ripete o la rifá?"

"La rifá, non si é ma sentito di qualcuno che ripete una torta"

"Benissimo allora adesso pensate ad un pasticciere che cucina tutti i giorni cento torte uguali. I suoi gesti li rifá o sono ripetitivi?"

Lí si illuminano ma ancora gli manca un pezzo.

La differenza tra questi due modi di fare una torta è nella presenza del pensiero, cioè dell'attenzione e della cura che hai quando vuoi che una cosa venga il meglio possibile.

Quando ripeti qualcosa fai un esercizio meccanico, puoi farlo senza pensare o addirittura pensando ad altro se lo hai già assimilato bene.

Ma in teatro questo tipo di atteggiamento de-vitalizza il teatro stesso, si diventa come delle macchine senz'anima.

La ripetizione va bene per esempio per mandare a memoria un testo, una lezione o una poesia.

Ma se ci fermiamo a questo, alla ripetizione, saremo ben lontani dall'avere una vitalità scenica.

Ogni volta che recito devo ricostruire i pensieri e la catena delle emozioni in maniera tale da rifare quella torta anche meglio delle volte precedenti.

Ed è per questo che solitamente rifacendo gli spettacoli migliorano, maturano, riusciamo a interiorizzarli meglio e a rendere il nostro teatro più efficace.

Anche per questi motivi nei laboratori che conduco non uso il testo imparato a memoria, ma a questo dedicherò un post più articolato a breve.

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