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Immagine del redattoreMirko Rizzi

Teatro: non basta la parola



mano che scrive

La Parola Deve Diventare Azione

Nel vasto universo della scrittura, due pianeti spesso vengono confusi o, peggio, considerati intercambiabili: la letteratura e la drammaturgia. Seppur entrambe le forme di espressione si basino sulla parola scritta, la loro natura, i loro scopi e i loro effetti sono profondamente diversi. Eppure, capita spesso di sentire che “basta prendere un bel libro e leggerlo bene ad alta voce” per fare teatro. Nulla di più lontano dalla realtà.

Come scriveva Aristotele nella Poetica

“la tragedia è imitazione di un’azione”


sottolineando l’essenza pratica della drammaturgia. Questa idea si riflette anche nella distinzione tra scrivere per la pagina e scrivere per il palcoscenico. Roland Barthes, nel suo S/Z, afferma che 

“la scrittura letteraria si basa sull’immobilità della parola”


lasciando al lettore il compito di dare vita all’immaginazione.


Scrivere per la pagina e scrivere per il palcoscenico

La letteratura e la drammaturgia hanno radici comuni, ma si sviluppano in direzioni diverse. La scrittura letteraria, che comprende romanzi, poesie, racconti e saggi, è pensata principalmente per essere letta in solitudine, dove il lettore può prendersi il tempo necessario per immergersi nel testo, riflettere, tornare indietro, rileggere e decodificare. L’autore ha il totale controllo del tempo narrativo e può permettersi digressioni, descrizioni dettagliate e introspezioni profonde.

La drammaturgia, invece, è un’arte che nasce per essere agita, non semplicemente letta. Antonin Artaud diceva che 

“il teatro è anzitutto gesto e parola in azione”


Lo spettacolo teatrale vive nel tempo reale e nello spazio condiviso tra attori e pubblico. Il drammaturgo scrive con la consapevolezza che le sue parole saranno incarnate, pronunciate da corpi e voci vive, in uno spazio concreto e davanti a spettatori che partecipano attivamente all’evento.


La trappola della “bella parola”

Molti pensano che la qualità di un testo teatrale dipenda semplicemente dalla bellezza delle parole o dalla profondità dei concetti espressi, come in un grande romanzo o una poesia. Tuttavia, questo è un fraintendimento pericoloso. Il teatro non è (solo) parola, è azione, è relazione. Come affermava Bertolt Brecht, 


“il teatro non può limitarsi a far riflettere, deve far agire”. 


Il testo teatrale non si esaurisce nel linguaggio scritto, ma diventa lo scheletro su cui costruire una performance.

Mentre un romanziere può indugiare in lunghe descrizioni per delineare l’emozione di un personaggio, il drammaturgo deve trovare il modo di comunicare quell’emozione attraverso le azioni. La tensione, il conflitto, l’evoluzione dei personaggi devono essere visibili e percepibili. Questo è un punto fondamentale: la drammaturgia vive nell’azione, non nella riflessione interiore che un lettore fa mentre scorre le pagine di un libro.

Ripetere ad alta voce un testo non è automaticamente recitare, esattamente come leggere uno spartito non è come ascoltare un concerto.

Gli attori interpretano: il concetto di interpretazione verrà affrontato più approfonditamente nel prossimo articolo.


La funzione del pubblico

Un altro aspetto cruciale che distingue la drammaturgia dalla letteratura è la presenza del pubblico. In teatro, gli spettatori sono parte integrante dello spettacolo: reagiscono, vivono l’azione in diretta e la loro presenza influenza la dinamica della rappresentazione. Scrivere per il teatro significa avere in mente questo incontro, questa comunione diretta tra attori e pubblico. Come suggerisce Peter Brook nel suo Lo spazio vuoto


“il teatro esiste dove c’è una persona che guarda un’altra persona agire”.


Nella letteratura, al contrario, l’autore comunica con il lettore in modo indiretto, mediato dalla pagina scritta. Il lettore è solo, libero di interrompere la lettura, di saltare avanti o indietro, mentre nel teatro c’è un tempo condiviso che non può essere manipolato a piacimento. Lo spettatore vive il tempo del dramma senza poterlo fermare o rallentare.


L’importanza della fisicità

Nel teatro, tutto è fisico. Le parole non esistono se non vengono incarnate. Ogni battuta, ogni silenzio, ogni pausa ha un peso specifico che si gioca nello spazio fisico tra gli attori. 


“Il corpo dell’attore è un testo”, 


scriveva Jerzy Grotowski. Scrivere per il teatro significa pensare a come il corpo di un attore si muoverà, a come le sue emozioni saranno tradotte in gesti, espressioni e movimenti.

La scrittura letteraria, invece, può permettersi di essere più eterea. Può costruire mondi interi senza doverli realizzare fisicamente. Il lettore immagina, crea nella sua mente i personaggi e gli ambienti, mentre nel teatro queste cose devono esistere realmente, sul palcoscenico.


In sintesi

• Azione vs. Narrazione: La letteratura racconta, la drammaturgia mostra. Il romanzo può descrivere dettagliatamente i pensieri e le emozioni dei personaggi, il dramma li deve esprimere attraverso l’azione, il dialogo, il conflitto.

• Tempo e Spazio: La letteratura può giocare liberamente con il tempo e lo spazio, saltando da un’epoca all’altra, da un luogo all’altro. Il teatro, invece, è vincolato al “qui e ora” della rappresentazione.

• Destinatario: Lo scrittore si rivolge a un lettore individuale, il drammaturgo a un pubblico collettivo. Questo implica una diversa costruzione del testo, che nel caso del teatro deve essere chiaro, immediato, coinvolgente per un’audience eterogenea.

• Corpo e Voce: La letteratura si affida alla parola scritta, il teatro alla parola incarnata, alla presenza fisica dell’attore, alla sua voce, al suo gesto. Il testo drammatico è solo un punto di partenza, che prende vita attraverso l’interpretazione.


Conclusione

In definitiva, pensare che basti “recitare un libro ad alta voce” per fare teatro significa ignorare la complessità e la profondità del linguaggio scenico. La drammaturgia è molto più di un testo letterario: è un atto vivo, un progetto in potenza che trova la sua realizzazione solo nella performance. Scrivere per il teatro richiede una sensibilità diversa, una consapevolezza profonda delle dinamiche del palcoscenico, del tempo reale e della presenza fisica. Il teatro è un’arte collettiva, che nasce dall’incontro tra le parole scritte e i corpi che le agiscono, sempre in dialogo con il pubblico.

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